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Se chiedete al Presidente (e ai rappresentanti di parte pubblica) del C.d.A. della Spa-Csa “Chi è tuo padre (politico)?”, Lui, serafico, dovrebbe rispondere senza esitazione: “Il Comune di Galatina mi è padre a me”, come ripeteva, a cantilena, il figlioccio del domestico nella esilarante commedia “Miseria e nobiltà”, interpretata dall’indimenticabile Totò.

E se il Comune è padre a quel Presidente (e ai suoi rappresentanti di parte pubblica), è evidente che il padre deve assumersi tutte le responsabilità derivanti dall’esercizio della patria potestà.

Di quella politica. S’intende.

Specialmente poi se il Presidente (e i rappresentanti) sembri disattendere gli indirizzi e la volontà politica del padre.

E proprio per questo che Kafka e i suoi paradossi c’entrano.

A’ voja se cc’enthranu!

Perciò sembra del tutto fuori luogo, da questo punto di vista, fare tante elucubrazioni sul distinguo che il Comune e la Spa-Csa sono due entità giuridiche diverse.

Ma il Comune di Galatina e il suo 51% presente nella Spa, dove ha la maggioranza nelle decisioni, non perseguono (entrambi) lo stesso fine, gli stessi (pubblici) interessi?

E come mai la maggioranza (51%) del Cda della Spa decide di disattendere?

Avrà le sue buone ragioni!

E se è così, perché la maggioranza del 51% non ritrova un pur minimo rigurgito di dignitosa coerenza e, quindi, si dimette?

Mancu pe’ lla capu! Salva una sola eccezione di pochi giorni fa.

E infine, da parte avversa, perché si è aspettata la convocazione coatta del Consiglio comunale per sfiduciare la maggioranza del 51%, se il rapporto fiduciario si era ormai incrinato?

Misteri gloriosi del Palazzo!

E ancora chi ha un minimo di conoscenza delle vicende pubbliche si è accorto che, in materia, ci sono strani e preoccupanti corsi e ricorsi kafkiani.

Su il Galatino dell’11 maggio 2012 (a circa un mese dai primi vagiti di questa Amministrazione) avemmo modo di dare ad una nostra cucchiarata il titolo di “Un paradosso kafkiano, tutto galatinese”, commentando un contenzioso sorto (a colpi di decreti ingiuntivi ) fra la Spa-Csa e il Comune di Galatina.

E nonostante sapevamo (benissimo allora, come oggi) che si trattava di due entità giuridiche diverse, ci sorprendeva ugualmente il paradosso kafkiano del 51% del Comune che faceva causa a se stesso!

Credo, al di là delle elucubrazioni, delle vulgate e delle arrampicature sugli specchi, che si voglia, in modo maldestro, coprire, con i distinguo, tutte le responsabilità politiche per aver nominato (con una scelta che poi si è rilevata poco felice) dei Rappresentanti di parte pubblica che non stanno più alle direttive.

L’aggravante è che la gestione dei due contenziosi (decreto ingiuntivo e appalto) tocca le tasche dei cittadini, trattandosi di costi d’esercizio. Così la favola del cetriolo e dell’ortolano si ripete.

Ma sulla materia deve essere fatta un’altra meditazione.

Se la Società mista perde l’aggiudicazione dell’appalto per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani del Comune di Galatina, deve chiudere baracca e burattini (anche nello spirito dell’orientamento politico nazionale), eliminando poltrone, poltroncine e strapuntini con tutti gli annessi e connessi di stipendi, indennità e privilegi?

La chiave di lettura e di interpretazione dei paradossi sembrerebbe dipendere tutta dalla risposta a questa domanda!

Chissà perché.