in edicola

15

Monte dei Paschi di Siena. Expo Milano 2015. Mose di Venezia.

Sono appena tre esempi, gli ultimi in ordine di tempo, di come viene gestito il denaro (degli altri) ed il potere (proprio) in Italia.

E non c’è da meravigliarsi, perché si tratta solo di scandali che visti in un più ampio lasso di tempo non sono scandali.

Fin dai tempi antichi, vogliamo andare ai tempi dei Romani?, la corruzione e la concussione sono stati “l’anima” della cosa pubblica. I reati non si fermavano però… solo al maneggio improprio, per fini personali o di parte, del vile denaro. Andavano ben oltre, anche con omicidi, vessazioni, ricatti ed altro ancora che forse neanche il più moderno dei codici penali riesce a contenere.

Quindi, non c’è da stupirsi se dopo Tangentopoli in Italia il problema si ripresenta sotto forme diverse.

Agli inizi degli anni Novanta del secolo, anzi del millennio scorso tutti pensavano che il malcostume si sarebbe fermato lì. Invece no, è continuato e ancor peggio di prima.

Se Tangentopoli ha scoperchiato un vaso pieno di reati che ha sconvolto la vita a decine e decine di persone, coinvolgendo partiti e rappresentanti politici che sono poi scomparsi, ora il problema si è presentato in modo diverso e più raffinato.

Allora si trattava, per la maggior parte, di tangenti che servivano per mantenere in vita le strutture elefantiache dei partiti i quali avevano, in ogni dove, sezioni, apparati e funzionari che dovevano portare a casa stipendio e soprattutto la pensione a fine periodo lavorativo.

Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano, in primis, vennero colpiti dalla mannaia del pool di Mani Pulite di Milano, ma altri partiti vennero in qualche modo dimenticati nel corso delle indagini.

Le vicende politico-giudiziarie dell’epoca non sono ancora chiare e nel futuro, non tanto prossimo, probabilmente verrà fuori tutta la verità e sarà raccontata un’altra storia d’Italia.

Ora, invece, le tangenti o comunque i passaggi di denaro avvengono non più per fini di partito, bensì per fini personali e siccome il rischio negli ultimi tempi era maggiore, è stata maggiorata anche la percentuale della “dazione” di denaro.

Al momento in cui scriviamo sappiamo solo che il presidente del consiglio Matteo Renzi ha annunciato misure contro i corrotti. Non sappiamo cosa avverrà, però se in Italia non si sconfigge veramente quel malcostume ed altro ancora che gridano vendetta agli occhi delle brave persone che per la gran parte popolano il nostro Paese, anche il governo Renzi avrà contribuito ad aprire il portone per l’ingresso al potere del Movimento 5 Stelle, che altro non attende.

Dalle nostre parti l’eco del malcostume, fortunatamente, per il momento arriva solo dai media, speriamo che sia veramente così. La crisi occupazionale ed economico-finanziaria che incombe sul nostro territorio coinvolge e chiama alle proprie responsabilità un po’ tutta la classe politica salentina che continua a non dare risposte chiare ed esaustive al grido di dolore che levano tanti nostri giovani. Fra qualche anno il Salento sarà un grande ospizio perché i giovani vanno via alla ricerca di un lavoro che possa dar loro la certezza di formarsi una famiglia. E così verranno meno quelle generazioni sulle quali tutti abbiamo investito in questi anni ed è ancora più deprimente sapere fin da ora che non resterà memoria di tanti talenti che nel recente passato hanno fatto grande la nostra terra.

Qualche giorno fa il nostro Comune ha ripreso la tradizione del premio “Città di Galatina – Beniamino De Maria”, insignendo quattro nostri concittadini dell’onorificenza, vale a dire mons. don Fedele Lazari, il poeta Lucio Romano, il prof. Rosario Coluccia e il giornalista-scrittore dr. Aldo Bello. Perché rimanga traccia perenne delle personalità che la nostra città continua ad esprimere si rende necessario, al più presto, prendere nota delle persone nei confronti delle quali siamo tutti debitori per il loro lavoro e per il loro servizio alla nostra città. Mons. Antonio Antonaci, Zeffirino Rizzelli, Donato Moro, Enzo Esposito e tanti altri ancora devono essere ricordati nella toponomastica cittadina, mentre a Gustavo Giordano potrebbe essere intitolata la nuova grande palestra costruita nei pressi di Via Salvo d’Acquisto recentemente inaugurata.

La speranza di far rinascere Galatina con le nuove generazioni è grande, però i nostri giovani vanno aiutati non solo con la formazione e con la mesa a loro disposizione di strumenti utili per dare inizio ad un lavoro, ma anche con il ricordo di persone che nel passato hanno dato tanto alla nostra città, spesso non essendo neanche ricambiati.

Rossano Marra