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Con un sogghigno ammetto un mio grande difetto: non amo il telefonino!

Appartengo a quella esigua minoranza di cittadini che per fare una telefonata vorrebbe ancora usare il telefono pubblico. Ed il mio non è certo un atteggiamento da snob. Cavolo, non credo di essere così raffinato. La ragione per la quale non amo il cellulare è molto più semplice: non mi piace.

Il telefonino squilla a scuola, al cinema, al supermercato, al bar, al teatro, in Chiesa. Il telefonino squilla al ristorante e tutti i clienti, simultaneamente, sfoderano il proprio cellulare. E invece, è quello del cameriere. Il telefonino squilla in volo e l’aereo rischia la catastrofe.

La gente, oramai, arriva anche a dormire con il telefonino vicino il cuscino, come del resto fanno anche i miei figli Gabriele e Alessandro. Oltretutto induce al turpiloquio. Infatti, con il telefonino siamo sempre in contatto con tutti e tutto: mogli, figli, cognati, ma anche scocciatori vari che riescono inevitabilmente a raggiungerci sempre nei posti più impensati.

L’unico vizio che il telefonino non asseconda è l’avarizia. Perché ci fa spendere molto di più di quanto spendevamo prima, usando il vecchio telefono fisso o a gettone. Ma è dal punto di vista macro-economico che il telefonino diventa un vero danno sociale. Infatti, da quando ci sono i telefonini, si studia poco, si lavora distrattamente e si produce sicuramente di meno. Perché siamo sempre al telefono per dire, molto spesso, parole inutili. Non dimentichiamoci poi che, mentre conversiamo, veniamo ascoltati da poliziotti, carabinieri, giudici, agenti segreti, investigatori, radioamatori e semplici impiccioni, che vivono con l’orecchio incollato ai loro apparecchi d’intercettazione.

Ed è per questi motivi che io, invece, vorrei ritornare alle vecchie tradizioni, come facevano i miei genitori e i miei nonni. E, senza la forza di 3 e l’aiuto di Tim, Wind e Vodafone, in un mondo di schiavi della scheda telefonica, vorrei tornare ad essere un gettone-dipendente.